
Caduta del Bandicoot: un animale non ben identificato.
Questo è il primo articolo in cui non parlo di sport, ma c’è sempre di mezzo una sfida. Una sfida tra me ed una saga di giochi, probabilmente creata da un demone come Belzebù; già, perché Crash Bandicoot è sia affascinante che dannatamente difficile.
Partiamo dal principio: io e mio fratello, intorno ai 5 anni, scoprimmo questa serie videoludica grazie ad un emulatore del Game Boy sul computer, con all’interno uno sfracello di giochi; tra questi, c’è n’ era uno con la copertina occupata da un animale non ben definito. Fu uno dei primi veri passatempo della nostra vita, e lo ricordo con affetto(ma anche con rabbia). Dopo svariate ore di gioco ed incazzature, giungemmo ad un buon punto di esso. Avevamo capito che Caduta non fosse per tutti, data la difficoltà, ma ci bloccammo sul più bello, grazie ad un livello talmente arduo, per noi, che ci costrinse ad arrenderci.
Molti anni dopo, spuntò un remake della prima trilogia di giochi per la PS4 e, memore della sfida persa, riuscimmo ad ottenere una copia per poterci vendicare. Morale della favola: gioco grandioso ma ancora più duro, il quale fece uscire il nostro peggio, con gesti barbari che è meglio non riportare.
Questo Natale, infine, prendemmo “Incidente che va con le auto” ad un prezzo bassissimo. Dovevamo finirlo, per mantenere intatto il nostro onore. Risultato: bloccati al secondo livello.
Dopo avervi illustrato perché mi stia sugli zebedei questo gioco, vorrei solo scrivere questo.